La difficoltà di costruire un ponte culturale tra Piemonte e Sicilia


Salvino Cavallaro – Piemonte e Sicilia. Due regioni stupende, che pur provenienti da modus vivendi e operandi totalmente diversi, sono molto simili per i forti legami culturali. La storia italiana ci ricorda da sempre i nomi illustri di grandi intellettuali e Premi Nobel che hanno unito queste due regioni al mondo intero. Eppure, sembra sempre difficile poter avere una sorta di interscambio culturale tra due regioni che pur cercandosi, non riescono a trovarsi per mancanza di interventi concreti da parte degli amministratori locali. Da dieci anni a questa parte seguiamo con interesse in Piemonte “Il Festival Luigi Pirandello”, il Premio Nobel nato ad Agrigento e venuto a Coazze, un paesino della Val Sangone in provincia di Torino, per passare un mese di vacanza estiva. Molte sono le testimonianze letterarie che risalgono a quel periodo storico legato all’ospitalità della gente piemontese verso Luigi Pirandello. E sono tanti gli aneddoti e i tesori culturali da preservare e non disperdere, per poterli tramandare attraverso le generazioni. Di questo bisogna dare atto a Giulio Graglia, direttore artistico del Festival nazionale Luigi Pirandello, autore Rai e produttore teatrale, che da ben dieci anni confeziona un evento dagli alti contenuti culturali legati alla figura del maestro siciliano. Tra Giugno e Luglio di ogni anno, infatti, Torino e Coazze sono sempre teatro di bellissime iniziative che si sviluppano tra lo sfondo culturale pirandelliano e temi di approfondimento dettati anche dalla vita contemporanea. Eppure, nonostante gli insistenti accenni di ospitalità fatti sempre a livello personale da Giulio Graglia verso la città di Agrigento, non si è mai potuto instaurare un rapporto continuativo di interscambi culturali tra il Piemonte e la Sicilia. Soltanto nel corso del primo anno del Festival Internazionale Pirandello, si è potuta invitare una delegazione agrigentina con la presenza istituzionale dell’allora sindaco di Porto Empedocle, Lillo Firetto. Poi il nulla, se non fosse per la presenza di ospiti eccezionali come Mariella Lo Giudice, Leo Gullotta e altri artisti siciliani del mondo teatrale e culturale. Peccato per non aver proseguito su questa strada. Riteniamo una grave lacuna, la mancanza di sensibilizzazione a intensificare la conoscenza culturale che, grazie a Luigi Pirandello, nasce proprio ad Agrigento per poi diramarsi in tutto il mondo, Piemonte compreso. Ed è davvero incredibile come Coazze, che in fondo non può neanche pavoneggiarsi per avere dato i natali a un personaggio così illustre della nostra letteratura, riesca a inorgoglirsi nel ricordarlo puntualmente con un grande evento culturale, soltanto (si fa per dire) per averlo ospitato in quella tarda estate del 1901. Stride davvero il pensiero di una città di Agrigento che non riesca in qualche modo a incrementare i rapporti culturali con Giulio Graglia e il Piemonte, non tanto nell’organizzazione di un evento indubbiamente interessante e faticoso nella sua realizzazione, ma sentendosi almeno partecipi e presenti con il chiaro tentativo di creare ponti culturali che, attraverso Pirandello, uniscano le due regioni. E’ un sogno aperto che giace nel cassetto di Giulio Graglia, il quale ha più volte manifestato pubblicamente questo legittimo desiderio che sa di espansione degli orizzonti culturali, ma anche di collaborazione e amicizia tra Sicilia e Piemonte. E chissà se prima o poi la forza della comunicazione sia in grado di arrivare proprio là, dove il sentire delle relazioni e degli interscambi culturali sia un’anime.

 

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